La storia di Naila mostra l’altra parte, meno nota, dello status di rifugiato e racconta la sua esperienza di resistenza quotidiana e di emancipazione personale. 55 anni, proviene dal villaggio cristiano di Saidnaya, dove ancora risiedono i suoi genitori. Perde il lavoro a causa della crisi siriana e arriva a Beirut dove inizia a lavorare in numerose abitazioni private, guadagnando come donna delle pulizie una somma sufficiente per sé, per la famiglia e per la propria comunità. Vive presso il convitto cristiano des Soeurs Antonines e, nonostante paghi 175 dollari per una piccola stanza di pochi metri con bagno e cucina comuni, si trova per la prima volta ad essere indipendente dalla famiglia. Non parla della situazione siriana seppur il suo villaggio sia circondato da falangi salafite.